È ancora vivo il dibattito sulla questione se i cani sono onnivori o carnivori non stretti (a differenza dei gatti, che sono carnivori stretti. Nel mondo dell’alimentazione del cane le opinioni sono varie al rispetto, ed è facile trovare prove a sostegno di una o dell’altra posizione quando ci si affida a Internet.
Questa divergenza di criteri e punti di vista genera confusione che si riflette anche al momento di scegliere l’alimento per i nostri animali. Per questo cercheremo di fare un po’ di luce su questo argomento ed esporti in breve le distinte evidenze su cui si basa questo dibattito:
- La lunghezza dell’intestino: l’intestino dei carnivori stretti è più corto, dato che la carne è un ingrediente “facile” da digerire, in confronto ai vegetali. Gli erbivori, al contrario, possiedono un intestino molto lungo per poter far fronte al processo di fermentazione necessaria per digererire la fibra dei vegetali. Il cane si trova a metà tra il gatto e il lupo (e altri carnivori) e noi umani e il maiale, ad esempio. Anche se è importante tenere a mente la differenza tra cani di razza grande e razza piccola sia per quanto riguarda la qualità delle feci, como per la permeabilità intestinale e la capacità di fermentazione, così come si può apprendere dall’artíicolo sulla sensibilità digestiva secondo le dimensioni del corpo di M.P. Weber e collaboratori (e ciò dimostra come non si possa semplificare la questione tanto facilmente).
- Il lupo mangia una parte del sistema digestivo delle sue prede: studi osservazionali hanno evidenziato che il lupo si nutre anche del sistema digestivo delle sue prede (dove si trovano composti vegetali semi-digeriti), anche se alcuni esperti valutano poco chiari questi studi sul lupo e sostengono che in realtà quest’ultimo mangia di fatto la carne e le viscere delle prese (lasciando da parte il contenuto digestivo), pertanto la controversia sulle abitudini del lupo continua.
- La preseza di geni associati alla digestione dell’amido: i cani hanno dei geni che servono per far digerire l’amido degli idrati di carbonio. Questo significa che o sono onnivori in se stessi, o che lo sono diventati dopo migliaia anni di convivencia con l’essere umano. Qualsiasi sia il motivo, è scientificamente provato che il cane ha più geni associati alla digestione dell’amido rispetto al lupo (tra tutte le ricerche che si sono portate avanti in questi ultimi anni, ti segnaliamo quelle di Laura R. Botigué e collaboratori , di Morgane Ollivier e collaboratori e quella di Taylor Reiten e collaboratori).
- Il processo di fermentazione del cane: La fermentazione è un processo chimico in cui determinate sostanze vengono utilizzate per darne origine ad altre. Esistono diversi tipi di fermentazione (come quella che avviene nello yogurt, nell’alcool o nel nostro intestino, con le proteine o i carboidrati). La capacità fermentativa di un individuo può essere valutata con diverse tecniche di laboratorio. In termini generali, gli erbivori hanno microrganismi nel loro apparato digerente che fermentano i carboidrati meglio di quelli presenti nell’apparato digerente dei carnivori, quindi fanno un uso migliore dei nutrienti.
Nel cane il processo di fermentazione è più simile a quello dei carnivori, ma se ci si limita a questo, non si tiene conto dei fattori che determinano il grado di fermentazione (come la natura e l’origine dell’ingrediente, la lavorazione a cui è stato sottoposto quell’ingrediente, il test di laboratorio che determina la capacità fermentativa, la razza del cane…). Questi fattori fanno sì che il cane assimili più o meno un ingrediente ricco di carboidrati (o proteine) e non considerarli fa perdere informazioni essenziali.
5. I denti del cane: i denti del cane sono gli stessi del lupo, oltre ad appartenere allo stesso ordine Carnivori (così come il gatto, l’orso, la iena, i leoni marini…) e hanno la stessa origine evolutiva (che non condividono con le altre specie dello stesso ordine tassonomico, in cui troviamo animali frugivori, come il kinkajou; erbivori, come il panda orso; carnivori, come la tigre; e onnivori, come la puzzola).
6. L’esistenza di vie metaboliche alternative: i cani possono sintetizzare il glucosio (necessario per il cervello) attraverso vie che utilizzano proteine (più specificamente aminoacidi gluconeogenici). Ma sia gli onnivori sia i carnivori hanno questa capacità, quindi NON può essere considerato un argomento a sostegno della posizione di chi li considera carnivori.
7. Capacità di digiunare: i cani possono rimanere senza cibo più a lungo (rispetto a un essere umano), cosa comune nei carnivori che si nutrono di prede; ma frequente anche negli orsi (che sono senza dubbio onnivori). Allo stesso modo, un gatto, un carnivoro stretto, a causa delle sue esigenze metaboliche ha bisogno di mangiare cibo più frequentemente di un cane. Quindi il tempo di digiuno non è una prova conclusiva.
Passate in rassegna tutte le argomentazioni disponibili, non vogliamo perdere l’occasione di citare un fenomeno che, a nostro avviso, è centrale in questo dibattito, chiamato epigenetica e che si riferisce al potere che il nostro ambiente e le nostre esperienze esercitano sui nostri geni e su quelli della nostra prole.
Quindi ciò a cui ci esponiamo (come ad esempio il cibo) determinerà in molti aspetti come funzionerà il nostro organismo e quello delle generazioni future. Alcuni semplici esempi del fenomeno dell’epigenetica nutrizionale si possono trovare sul sito web di Learn.Genetics. Pero se vuoi approfondire l’argomento, ti consigliamo la lettura dell’articolo di L. Preston Mercer o quello scritto da Hannah Landecker.
Allo stato attuale, nonostante permangano numerose lacune riguardo al processo di evoluzione e addomesticamento del cane, l’epigenetica sembra essere un tassello fondamentale dell’equazione, come l’esperimento con le volpi condotto negli anni ’50 dal genetista Dmitry K. Belyaev o come si evince dalla recente ricerca pubblicata da Ilana Janowitz Koch e collaboratori , così come la proposta sugli effetti dell’epigenetica sull’attività neuroormonale dei lupi originari, di Christoph Jung e Daniela Pörtl.
Tralasciando l’influenza dell’epigenetica e per conslcudere sull’evoluzione del cane, diremo che gli esemplari più docili o fiduciosi di lupo migliaia di anni fa, si avvicinavano agli insediamenti umani e approfittavano dei resti del cibo di uomini e donne.
Così, poco a poco, si è instaurata una relazione di vantaggio reciproco tra queste due specie; e si sono via via involontariamente selezionati quegli esemplari più adatti alla convivenza con l’uomo e che, a loro volta, si adattavano meglio al modo di vivere (e al cibo) dell’essere umano strong> (così che ha cambiato il suo fisico, le sue abitudini alimentari e il suo comportamento).
È ovvio che i cani, discendenti diretti di questi lupi, hanno un fabbisogno di carne maggiore del nostro (ma a differenza dei gatti non hanno fabbisogni nutrizionali specifici di taurina o vitamina A, per esempio). Ed è anche innegabile che abbiano la capacità (a livello genetico e funzionale) di digerire i carboidrati, quindi è indiscutibile il fatto che possano trarre vantaggio da questi nutrienti. La chiave è utilizzare ingredienti di prima qualità, ottenuti in modo responsabile e corretto; e fornire questo tipo di nutrienti in forma biodisponibile nelle ricette garantendo la massima assimilazione con la minore usura metabolica possibile.
In Dingatura teniamo conto di tutto ciò e fin dall’inizioabbiamo analizzato in profondità le esigenze dei cani dai tempi antichi ai giorni nostri per progettare le nostre ricette. Studiamo le migliori fonti di proteine selvatiche e le adattiamo alle diete attuali; e utiizziamo fonti esclusive di carboidrati che includiamo predigeriti in tutti i nostri alimenti per evitare problemi di fermentazione e digestione. Tutto questo di pari passo con la tecnologia, che è stata progettata su misura a posteriori per garantire il raggiungimento dei nostri obiettivi.
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