3 Aprile 2023

Bodisponibilità dei nutrienti

“Secondo la FDA (Food and Drug Administration), la biodisponibilità di un nutriente rappresenta la velocità e la quantità con la quale detto nutriente, o parte di esso, viene assorbito e diventa disponibile nel suo luogo di azione (in questo caso il sangue).

Il primo passo per rendere biodisponibile un nutriente è liberarlo dalla “”matrice”” dell’alimento e convertirlo in una forma chimica che possa essere assorbita dalla mucosa digestiva, e questo dipende da una corretta masticazione e un’adeguata funzione enzimatica dell’apparato digerente. Ad esempio, per sfruttare il glucosio presente nel riso, dobbiamo masticare quel riso e digerirlo con gli enzimi. Lo stesso accade per assimilare la prolina (un amminoacido presente nelle proteine ​​del pollo), o per assorbire gli acidi grassi omega 3 contenuti nell’olio di pesce.

Nonostante la biodisponibilità teorica, abbiamo riscontrato numerosi fattori che la modificano, aumentando o diminuendo il suo reale valore (spiegati molto bene da Peter Pressman e collaboratori sulla rivista SAGE; ed esposto in modo approfondito da Rosalind S. Gibson, per cui per ottenere un alimento assimilabile e utile per i nostri animali domestici, bisogna tenerne conto.

Senza entrare nel dettaglio, e per darvi un’idea della complessità della questione, ecco alcuni di quei fattori che alterano la biodisponibilità di un nutriente:

  • Tipo di cottura dell’ingrediente (bollito o al forno?, per esempio).
  • Origine dell’ingrediente (fonte animale o vegetale?).
  • Forma chimica del nutriente (Organico o inorganico?).
  • Interazioni con altri ingredienti e nutrienti (ad esempio, la vitamina C aumenta la biodisponibilità del ferro, quindi il ferro viene assorbito meglio se viene aggiunta alle crocchette).
  • Interazioni farmacologiche (ad esempio, l’uso di alcuni antibiotici può ridurre l’assimilazione dello zinco).
  • Cambiamenti nella dieta (passando da una ricetta all’altra, la mucosa digestiva può venire alterata, senza causare sintomi esterni, ma influenzando la biodisponibilità dei nutrienti che vengono ingeriti durante diverse settimane).
  • Condizione della mucosa digestiva (ad esempio, avere una minore secrezione acida nello stomaco rende difficile l’assimilazione della vitamina B12).
  • Stati fisiologici (durante i periodi di crescita e allattamento, i nutrienti vengono assimilati meglio).
  • Stati patologici (ad esempio, avere Helicobacter pylori, comune nelle ulcere e nella gastrite, influisce anche sulla biodisponibilità della vitamina B12).
  • Svolgono un ruolo anche fattori individuali come razza, sesso, età e livello di attività fisica. .

Pertanto, ad esempio, la biodisponibilità di alcune vitamine può diminuire a seconda dello stato del microbiota o della flora intestinale; o aumentare grazie alla cottura, come nel caso dei carotenoidi come ha affermato Kavin H.van het Hof e in The Journal of Nutrition tra gli altri.

In conclusione, ricorda che affinché un alimento sia veramente sostanzioso, i suoi ingredienti devono contenere sostanze nutritive con elevata biodisponibilità.

Se vuoi approfondire gli altri parametri che definiscono la qualità e l’efficacia nutrizionale di un ingrediente, vai a leggere sul valor biológico e sulla digeribilità.